Questa mia opera su Sant'Agostino vuole rappresentare un ponte tra cristiani e musulmani: vuole essere un messaggio attraverso il quale si esprima il massimo rispetto per entrambi, proponendo un’armonia d’intenti dove non vi deve essere alcuna prevaricazione dell'uno sull'altro, ma una serena convivenza basata sul fatto che la nostra meta e il nostro fine ultimo sono gli stessi e che tutto avviene sempre per un ordine Divino.
Ho voluto raffigurare Sant'Agostino riproponendo una sua famosa immagine iconografica, volendo rispettare in pieno l'arte sacra cristiana. L' icona è l’espressione artistica della teologia e della fede cristiana, rappresenta l'immagine sacra per eccellenza. Poi però, come artista, ho voluto valorizzare l’origine berbera di Sant’Agostino, disegnando le lettere dell’alfabeto berbero (il Tifinagh) dalle quali scatturisce la sua immagine.
In mano gli ho posto il libro scritto da lui "La Città di Dio”, trascrivendone a fianco una pagina che riporta la seguente frase in latino:
Quis alius noster est finis nisi pervenire ad regnum, cuius nullus est finis?
(Quale altro sarà il nostro fine, che giungere al regno che non avrà fine? De Civ. Dei 22, 30.5)
Trovo splendida questa frase di Sant'Agostino perché è una domanda che dovrebbe porsi ogni credente in ogni tempo. Una frase che dovrebbe farci riflettere sul nostro comportamento al fine di raggiungere la nostra meta finale. La scritta in latino è in calligrafia Onciale di origine africana. Nei decenni in cui Sant'Agostino apriva a Tagaste una scuola di grammatica, proprio in Africa si andava affermando l’Onciale, da poco creato e che raggiunse probabilmente l’espressione calligrafica più elegante della lingua che insegnava e scriveva Agostino.
Poi la stessa frase l'ho trascritta in arabo, chiedendo la traduzione a Monsignor Khaled Akasheh, Segretario per i rapporti Religiosi con i Musulmani il quale, appena ha saputo che stavo realizzando un'opera ispirata alla figura di Sant'Agostino, si è prodigato subito nel tradurmela.
In calligrafia araba ho poi dipinto un basmala a forma di città per ricordare il titolo del libro "Città di Dio" .
La frase della basmala è composta da queste parole: "Nel Nome di Dio, Il Clemente, il Misericordioso" e da sempre è presente in tutte le religioni Abramitiche perché tutto viene fatto e creato nel Nome di Dio, Lui solo è il Clemente il Misericordioso - è la frase che per eccellezza unisce tutte e tre le fedi religiose monoteiste, la frase perfetta per ogni credente. Come la cristianità propone l'iconografia come elemento principale nell'arte sacra, così l'Islam propone la calligrafia, la Parola di Dio realizzata nelle più armoniose e belle forme. In questa opera viene riportata la bellezza di entrambe le espressioni d’arte sacra, quella dei cristiani e quella dei musulmani.
Sempre con la calligrafia araba, ho poi dipinto una barca per ricordare i viaggi di sant'Agostino che lo portarono anche a Milano e a Roma.
Una frase famosa di Sant'Agostino è appunto riguardante l'importanza di viaggiare: "Il mondo è un libro e chi non viaggia ne conosce solo una pagina".
Sant'Agostino era di etnia berbera, nato in Algeria. Africano di nascita, utilizzo sopratutto il latino nei suoi scritti. Nel 384 Agostino, all'età di 29 anni, cedette all'irresistibile attrazione che l'Italia esercitava su di lui, vi si recò e riuscì ad ottenere la cattedra di retorica a Milano.
Questo dimostra quanto sia proficuo, l'incontro con l'altro, Milano accolse lo straniero Agostino e la sua saggezza e i suoi scritti portarono ricchezza alla cultura cristiana ed europea.
Anche se la nostra pelle ha colori diversi, credi religiosi e culture diverse, siamo tutti appartenenti all’unica razza umana. Impariamo dunque a rispettarci, a essere aperti all’altro e ad accogliere senza pregiudizi. Ho dunque ritenuto importante ricordare nel quadro la provenienza algerina di Sant'Agostino, dipingendo anche elementi che ci riconducano all'Algeria di ieri e di oggi. Ho dipinto quindi l'arco di Traiano che è la porta monumentale della città di Timgad del III secolo, considerata una delle località romane antiche più famose in Algeria, e i due elementi presenti nella bandiera dell’Algeria: la mezzaluna composta con la parola “Algeria" e la “stella” composta con la Basmala, per ricordare l’orientamento religioso attuale di questo splendido Paese.
Il Presidente dell'Algeria Abdelaziz Bouteflika, nel corso di un convegno organizzato dall’Alto Consiglio Islamico, ha definito Sant’Agostino «un grande figlio dell’Algeria e grande marabutto» (nell’Islam, santo) e in occasione del Colloquio internazionale di Algeri organizzato su sant’Agostino, ha poi aggiunto: «Traduceteci Agostino in arabo perché lo vogliamo conoscere». I padri agostiniani di Genova hanno risposto alla richiesta traducendo in arabo i testi più rappresentativi, certi che questa iniziativa potrà contribuire a un vero riavvicinamento fra cristiani e musulmani.
Io mi auguro che nel mio piccolo, tramite la mia arte, abbia potuto anch'io contribuire a in qualche modo a questo nobile intento.
Una massima di Sant'Agostino, sebbene sia stata scritta nel terzo secolo dopo Cristo è più attuale che mai:
"Sono tempi cattivi, dicono gli uomini. Vivano bene ed i tempi saranno buoni. Noi siamo i tempi.”
Shamira Minozzi