In questo quadro mi sono ispirata alla figura di Giona, presente in tutte e tre le religioni abramitiche. Nelle vicende di Giona vengono evidenziati diversi aspetti della natura umana, aspetti ai quali attribuiamo valenze positive e negative. "Bene" e "male" convivono dunque nell'uomo nella loro più totale contrapposizione, separati da un sottile confine, difficilmente riconoscibile e oltrepassato costantemente. Per rappresentare questo concetto, ho diviso nettamente il quadro in due sezioni, una chiara ed una scura, proprio per evidenziare queste due condizioni contrapposte nelle quali può trovarsi l'uomo. La ribellione e la disobbedienza di Giona alla volontà di Dio, l'indifferenza verso la cattiva sorte che per colpa sua coinvolgeva tutti gli occupanti della barca in cui si trovava, sono elementi negativi del comportamento umano e si configurano nella parte scura del quadro. L'angelo posto al centro, rappresenta l'intervento divino, la luce che rischiara le tenebre, la misericordia di Dio che evita a Giona la punizione, disponendo che il pesce lo inghiottisse salvandolo così dalle acque. Ecco che nella sventura emerge un differente aspetto dell'animo umano che lo porta a riconoscere l'origine della sua salvezza, a invocare e glorificare Dio riproponendosi condotte esemplari. Giona adempì così alla volontà di Dio, andando ad ammonire il re e il popolo di Ninive per la loro condotta ed essi si ravvidero. Nella parte chiara ho quindi trascritto questi versetti in greco: "Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si impietosì riguardo al male che aveva minacciato di fare a loro e non lo fece. Ma Giona ne provò un grande dispiacere e ne fu indispettito". (Giona 3,10- 4,1) Nuovamente emerge un aspetto negativo del comportamento di Giona che addirittura si dispiace e si indispettisce per l'operato di Dio che aveva dimostrato la Sua infinita Misericordia. Giona ritenne il proprio giudizio superiore a quello di Dio e non accettò un atto di clemenza nei confronti di chi aveva giudicato in errore, dimenticando che lui stesso per primo fu graziato. Forse in questo errore potremmo incorrere anche noi, domandandoci come possa Dio tollerare simili ribellioni e affronti, ma ricordiamoci che Dio scelse Giona come Suo messaggero e che per lui ebbe grande misericordia. Questo dovrebbe ridimensionare il valore dei nostri giudizi e aprirci gli occhi sull'imperscrutrabilità e la grandezza di Dio. Relativamente a questo ho voluto riportare nella mia opera un versetto tratto dalla Sura 10 Giona (Iunus) del Corano, che ritengo molto significativo:
Nel Nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso. "Se il Signore l'avesse voluto tutti sulla terra avrebbero creduto. Tocca forse a te costringere le genti a diventar credenti?" (10,99)
Anche da questo versetto giunge un grande insegnamento per tutti i credenti delle tre religioni monoteistiche: nessuno ha il diritto e il potere di prevaricare con la forza un altro essere per convertirlo ad un altro credo. Dio è grande e ci insegna costantemente. Impariamo da Lui ad amare e a essere clementi.
Shamira Minozzi