Il principio della vita

Nel centro del mio quadro ho plasmato in calligrafia islamica due feti. I versetti che compongono le figure sono tratti dal versetto 36 al 40 della Sura 75 àl Qiyàma:

Nel Nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso. "Crede forse l'uomo che sarà lasciato libero? Già non fu che una goccia di sperma eiaculata, quindi un'aderenza, poi [Allah] lo creò e gli diede forma armoniosa; poi ne trasse una coppia, il maschio e la femmina. Colui [che ha fatto tutto questo] non sarebbe dunque capace di far risorgere i morti?".

Sono rimasta colpita da questo passo coranico per diversi motivi: vi sono riportate nozioni di scienza moderna; si parla di embriologia citando un'aderenza e si accenna al fatto che il sesso dei feti è determinato dallo sperma e quindi dal gamete maschile, mentre era comune credenza che fosse la femmina a determinare il sesso del nascituro. Ai tempi in cui fu rivelato il Corano, non esistevano microscopi, non si conosceva ancora l'evoluzione dell'embrione e quindi la corresponsione nelle sue prime fasi alla definizione di aderenza riportata nel Corano. Questi riscontri oggettivi sulla natura "trascendente" di questi scritti, dovrebbe far riflettere coloro che ne giudicano sommariamente la valenza. Poi mi colpisce come viene messa in evidenza l'eguaglianza tra i sessi, con riferimento alla creazione armoniosa della coppia: maschio e femmina, complementari e inscindibili. In ultimo, l'idea del ciclo della vita: nascere e morire e poi rinascere ancora...chi ha creato il tutto può tutto! Intorno al cerchio che racchiude i due feti, ho disegnato figure geometriche che simboleggiano l'ordine del Supremo Architetto, il cielo e la terra e poi bismillah che rappresentano il mondo animale e vegetale. Nulla è a caso, ma tutto ha un Principio comune, un ordine voluto da Dio che si rinnova incessantemente. Nei 4 punti cardinali ho trascritto anche questi altri due versetti, molto simili tra loro, ma che rafforzano l'idea che tutto appartiene a Lui:

Nel Nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso. "Appartiene ad Allah tutto quello che c'è nei cieli e tutto quello che c'è sulla terra. Allah abbraccia tutte le cose."(Sura 4 An-Nisà versetto126) Appartiene ad Allah tutto quello che è nei cieli e sulla terra. Per tutto è sufficiente Allah. (Sura 4 An-Nisà versetto 132)

Questi versetti devono essere un monito per l'essere umano, il quale non possiede nulla in quanto tutto appartiene a Dio e deve quindi operare con il massimo rispetto verso tutto ciò Egli ha creato. È un suo dovere comportarsi bene, operando con giustizia, senza prevaricare nessuna creatura, ma soprattutto senza ergersi in alcun modo a giudice dell'operato di Dio. Per questo motivo nel quadro, che è un continuo susseguirsi degli stessi simboli e colori, proprio per esprimere questo nostro concetto di perenne e immutabile ciclo vitale e creativo, ho appositamente colorato in maniera diversa una delle quattro farfalle: l'ho dipinta di rosso, un unico elemento rosso, per significare che Dio può creare a Suo piacimento e cambiare cose che noi riteniamo graniticamente fissate e prestabilite; Lui conosce tutto ciò che crea e non sta a noi sentenziare! Come cita il versetto: "Per tutto è sufficiente Dio". Egli non ha bisogno né di intermediari né di giustizieri. Noi limitiamoci a comportarci su questo pianeta come fossimo Suoi ospiti, trattando con rispetto tutti gli esseri umani, gli animali e la natura... questa è la preghiera più bella, il modo più efficace per dire: GRAZIE DIO!

Shamira Minozzi

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